agosto 03, 2010 2 min leggi
Un ashram nel Gujarat, India.
Una sezione che ospita vite di anziani soli. Rimane poca vita dentro di loro, sia in termini di anni che di spirito. Il primo – è un fattore incontrollabile – il secondo è il triste risultato di circostanze o destino o probabilità.
Un'interazione breve ma incisivamente profonda con gli occupanti di quell'ashram. In quell'ora, si collegarono con me, e parlarono delle loro cose profonde, rivelando le loro anime nude.
Tutti devono essere stati membri produttivi delle famiglie e della società fino a mezza dozzina di anni fa. Tutto fisicamente capace e appassionato nella maggior parte delle facoltà. Devono aver usato tutto il loro essere umiliante e vivace al servizio delle loro famiglie e dei loro capi. E un bel giorno, non sono resi così utili, e hanno trovato la loro strada verso l'ashram. La loro energia mentale, le loro capacità mentali, ancora forti come prima, mentre i loro corpi sono intemperie e indeboliti. Cosa si deve fare con questa energia mentale?
Nell'ashram vivono vite gestite. Infrastrutture necessarie per il comfort fisico ma difficili da creare nella vita da solista sono a disposizione del gruppo. I loro corpi hanno trovato un rifugio e sono in tutta comodità. Ma le loro menti?
Vivono rattristati dalla loro inutilità verso la società. La mancanza di scopo, il fatto che nessuno Esigenze loro, che non c'è nessuno che non può fare a meno della loro presenza, fa male al loro spirito. Ogni respiro che fanno, solleva inconsciamente la domanda circa lo scopo di quel respiro – una domanda la cui risposta si perde da qualche parte in passato. Ora, non c'è più alcun significato nel futuro. C'è depressione, che sia riconosciuta o meno.
Sì, riescono a indossare un volto coraggioso e sì, si impegnano in attività che riempiono il tempo. Ma non c'è realizzazione, non c'è entusiasmo, non c'è ancora.
In quella piccola ora, si aprirono e mi mostrarono la vasta distesa di vuoto dentro di loro. Nessuno li cerca, nessuno vede l'ora di stare con loro. Si stringeno insieme, come un gruppo di sfortunati, cercando conforto nel fatto che ce ne sono altri come loro.
Nell'ashram, il corpo ha trovato il suo conforto, ma la mente è ancora cocente. Con possibilità. Con reminiscenza. Con speranze senza speranza. Sogni non vitati. E desideri morenti di amore. E ad ogni respiro che prendono, cercano consapevolmente di far saltare in aria quei covati...
Il post La vita all'interno di un Ashram è apparso per primo su Il blog d'arte di WOVENSOULS.COM.
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